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Critica

In questo spazio ho raccolto alcune critiche ricevute da vari esponenti del mondo dell'arte.

Alcune riguardano più strettamente l'ambito fotografico, altre più quello pittorico e grafico,

molte sottolineano la contaminazione tra i generi che pratico frequentemente.

Dicono di me

Roberta Filippi

Giornalista e Critico d'arte

Contaminazione potrebbe essere il termine che meglio qualifica le opere di Alberto Gianfranco Baccelli.

Contaminazione intesa tra generi diversi come ricerca, arricchimento, esplorazione, novità e crescita.

Fondere insieme stili e generi così distanti tra loro come la fotografia e la pittura o la grafica, diventa per l'artista un modo per esprimersi sperimentando e rinnovandosi.

Ogni foto di Alberto Gianfranco Baccelli racchiude e nasconde in sé qualcosa di nuovo, vi si trovano -è vero- paesaggi, strade, montagne, prati e tramonti ma vi si scorgono elementi creativi che aiutano l'osservatore a percorrere nuove vie, quelle della immaginazione e della fantasia, ma anche della riflessione di una rappresentazione, di un concetto, di un'idea di un'emozione.

La realtà apparente diventa una nuova realtà: cucchiaini di plastica rosa che volano su un prato tutti nella stessa direzione come uccelli che migrano di fronte allo sguardo sperduto di un bambino o che si muovono contorti nel vento in un cielo tempestoso, rappresentano forse il pensiero umano ora limpido e lineare, ora distorto da ansie, dubbi e paure. L'essere umano che dall'alto osserva il mare in tempesta, o che cammina verso un muro, o che attraversa il tempo ormai distorto della propria esistenza.

E' un uomo che si interroga sul proprio futuro, difficile, incerto che gira veloce come le lancette di un orologio.

La nostra esistenza è appesa ad un filo in un equilibrio precario, sembra voler dire  Alberto Gianfranco Baccelli con le sue opere, alla ricerca di solidità e libertà, di valori sinceri ma anche di trasgressione.

Massimo Broli

Esperto d'arte e Presentatore TV

Alberto Gianfranco Baccelli in arte BAG è un creatore d'immagini, crea le sue immagini unendo la fotografia, grafica computerizzata e pittura tradizionale, è un artista alla continua ricerca di evoluzioni e di novità.

E' un artista che è aperto ad un'arte in continuo rinnovamento.

Lui è fatto così, è un artista che ha bisogno di continui stimoli che trasporta nella sua arte, si ispira a Magritte e a Salvador Dalì.

Spesso nelle sue opere si trovano elementi bizzarri, che poco hanno a vedere con il contesto nel quale sono inseriti, è un artista che ha tanto da raccontare... 

Mario Rocchi

Critico d'arte per La Nazione

Il tempo è al centro dell'attenzione del fotografo che esegue opere che a dire soltanto fotografiche è senz'altro riduttivo. Sono infatti una sorta di fotoelaborazioni al computer con interventi grafici che ne fanno davvero dei pezzi unici. Non manca Baccelli di fare l'occhiolino a Dalì. Infatti il suo orologio che segna il tempo ricorda da vicino quello di Dalì che si squaglia come gelato al sole a indicare la volubilità del tempo.

Libero Musetti

Direttore Artistico Seravezza Fotografia e Riomagno Foto Fest

L’espressione artistica del lucchese Gianfranco Alberto Baccelli (BAG per gli amici) attinge a piene mani da quella cultura dello “spirito toscanaccio” che fa dell’ironia e dell’autoironia  gli strumenti più importanti per trattare di cose anche molto serie; la fotografia intesa nell’accezione più convenzionale non interessa, o interessa meno, al nostro BAG che utilizza invece il mezzo fotografico e le sue tecniche per la “costruzione” di visioni grafiche filtrate dalla sua personale sensibilità.

Le opere di Gianfranco, costituenti un insieme coerente da un punto di vista formale e concettuale, sono rette da una struttura linguistica autonoma ed originale che palesa la fruttuosa frequentazione dell’autore nel campo del graphic-design.

Il mondo che egli ci propone, o la sua visione del mondo, è fatta di equilibrismi leggeri, di illusioni spaziali, di geometriche, colorate ed effimere architetture mentali, minime nella costruzione, arricchite nel significato dalla presenza costante, bonaria e mai maligna, della figura umana quale soggetto pensante alla scoperta di una realtà altra, non quotidiana e stereotipata.

Dino Masara

Critico d'arte

Le realizzazioni artistiche di Alberto Gianfranco Baccelli, attraverso l'uso di attualissimi mezzi compositivi, ripropongono tematiche legate al linguaggio surreale. La sua è una tematica capace di attrarre attenzione e manifestare pienamente i quotidiani risvolti esistenziali.

Museo della Foto di Brescia

Presentazione Mostra Personale

Gianfranco Baccelli, nato in Belgio, nel 1956. Autodidatta in fotografia, disegnatore, si è occupato di grafica pubblicitaria. A Baccelli ad un certo punto non è più bastato immortalare la realtà e ha cominciato a realizzare  fotomontaggi. Con l’avvento del digitale questa contaminazione di generi è stata resa ancora più accessibile e, grazie alle nuove tecnologie, nelle sue fotografie Baccelli riesce ad intrecciare le diverse discipline espressive, definendosi un creatore d’immagini piuttosto che semplicemente un fotografo. Il mezzo, secondo lui, non fa la differenza, è importante il risultato finale, cioè la bellezza, la comunicatività, l’emozione che suscita l’immagine che andiamo a proporre di volta in volta, ma anche la curiosità, lo stimolo a nuove creazioni, l’aver proposto qualcosa di nuovo.
E qualcosa di creativo, originale e personale sarà quello che vedremo nella mostra “Bagmix 2013”, in esposizione presso il nostro Museo dall'1 al 30 giugno. In questa galleria di immagini, vengono proposte elaborazioni fotografiche, in parte grafiche e parte con interventi pittorici, che rappresentano il percorso creativo dell'artista. Una sorta di evoluzione che procede tra contaminazione di generi, percorrendo la strada onirica del surrealismo per giungere ad opere concettuali, molto personali. Quasi un'autoanalisi collettiva che cerca di portare alla luce emozioni, ricordi e pensieri del proprio inconscio, che cerca di offrire al visitatore-lettore l'occasione di essere, ognuno usando la propria creatività, una sorta di coautore capace di leggere in modo autonomo, facendo leva sul proprio vissuto, sulla propria cultura, sulla propria sensibilità, l'opera davanti alla quale si pone.

Roberta Filippi

Affordable Art Point

Ogni foto di Baccelli nasconde in sé qualcosa di nuovo. 

Il paesaggio naturale risulta contaminato da elementi creativi che invitano l'osservatore a percorrere nuove vie, quelle dell'immaginazione e della fantasia dove la realtà apparente diventa una nuova realtà.

Luciano Benini Sforza

Critico d'arte 

Potente, creativa, profonda, sarcastica e ironica in modo graffiante, contro ogni manipolazione, massificazione, alienazione dell'Uomo e della sua capacità di pensare ed esprimersi in modo personale, critico, libero... profondo aggiungerei... La confusione, la mescolanza "fusion", insieme un "pastiche" stilistico-mentale, un "pasticciaccio brutto" (Gadda) e una standardizzazione manipolata, omologata, appiattita e confusa degli elementi, dei valori, delle personalità; una situazione, un'operazione conformistica che uccide o compromette la dimensione libera del pensiero e della personalità...oggi più che mai...

Alessandra Moschini

La Blogger Cialtrona

Scegli una foto delle mie e recensiscila.....
Ti pare facile?
Quale scelgo?
Una di quelle di Celeste in mezzo a campi di grano o una di quelle tra le zolle di terra, con il vestito da sposa, con il vestito rosso o una in cui gioca con un foulard?
Oppure una di quelle con gli orologi, magari quella che amo più di tutte, con l'orologio enorme sulla sabbia?
O, forse, una di quelle con paesaggi degni di Fontana, ma in cui l'aggiunta di un particolare onirico o surreale la identifica immediatamente come una Bagcreatura?
Ecco...mi hai proprio messo in un bel casino, che razza di amico, che sei!
E allora, sai che faccio?
Ne scelgo un'altra, una che appartiene ad un altro progetto e non a uno di quelli sopracitati.
C'è un libro che ho amato moltissimo.
Lo lessi quando ero una ragazza magra, casinista, curiosa e divoratrice di libri. Quest'ultima cosa la devo ad una grande insegnante, che mi ha insegnato a scrivere, a studiare ma, soprattutto, mi ha fatto dono di un "metodo" che mi ha permesso di fare (piuttosto bene) tutte queste cose, un metodo che mi accompagna tutt'ora, anche quando mi appresto a scrivere le mie dilettantesche recensioni.
Ma sto divagando.
Il libro che lessi, dopo averne vista una rappresentazione teatrale in televisione, (già, perchè ancora, in quegli anni, la televisione, una volta a settimana, e più precisamente il venerdì, trasmetteva spettacoli teatrali....decisamente un altro mondo!) si intitolava "La visita della vecchia signora", ed è un dramma di Dürrenmatt.
E' un libro potente, che affronta il tema della vendetta e della miseria umana, una tragedia quasi farsesca nella sua crudeltà, nella sua analisi fredda e cinica della natura dell'uomo.
Ebbene...il dramma inizia con l'arrivo della protagonista alla stazione di Güllen (letamaio in svizzero-tedesco).
Quando io vidi per la prima volta questa foto, che avevi postato in Fial (era da poco che c'eri entrato), come in un surreale viaggio a ritroso nel tempo, mi sentii sollevare da terra e mi ritrovai catapultata ai tempi della tv in bianco e nero, quella con le valvole, seduta sul divano verde di vellutino, assieme a tutta la famiglia, in un venerdì sera, a riprovare tutte quelle sensazioni ed emozioni forti e inquietanti che quella commedia suscitava in me.
Credo di aver commentato la foto scrivendo che, secondo me, sarebbe stata una copertina perfetta per quel libro di Dürrenmatt.
Lo pensavo allora e lo penso tutt'ora.
Quella figura femminile, con soprabito e cappello, incorniciata dalla porta, che sembra quasi volerla fagocitare, è inquietante, ma di un'inquietudine che ha una doppia lettura: è la figura stessa della donna ad essere apportatrice di qualcosa di negativo, oppure temiamo per lei che, ignara, si accinge ad entrare in quel luogo denso di abbandono e di presenze del passato?
La drammaticità di questo scatto, amplificata dall'uso del fish eye, ci fa apparire le due finestre come due enormi occhi vuoti e vacui, la porta come una bocca spalancata dalla quale fuoriesce una enorme lingua convessa, ossia il pavimento della stazione.
Al di qua di quella soglia potremmo ritrovarci all'interno della Corte del Re Cremisi.
Nel silenzio irreale che avvolge la scena, sembra quasi si udirne, in lontananza, portate dal vento, alcune note..............

(...) Knowledge is a deadly friend
When no one sets the rules
The fate of all mankind, I see,
Is in the hands of fools

The wall on which the prophets wrote
Is cracking at the seams
Upon the instruments of death
The sunlight brightly gleams (...)

(...) La conoscenza è una mortal compagna
Quando non v’è alcuno che istituisca leggi
Il destino dell’umana razza, io ben vedo,
Ѐ nelle mani degli sciocchi

Il muro su cui incisero i profeti il loro verbo
Ѐ crepato all’impuntura
Sopra gl’attrezzi della morte
Il chiaror del mattin balugina splendido (...)

EPITAPH - King Crimson

 

di Alessandra Moschini

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